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Disturbi mentali e salute fisica

  • Roberta Paradisi
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min


disturbi mentali e salute fisica

La ferita invisibile


Quando accogliamo una persona in terapia, spesso arriva con un’etichetta diagnostica: depressione, ansia, disturbo bipolare, PTSD.

Ma sotto quella etichetta, quasi sempre, ci sono anche dolori fisici, disturbi gastrointestinali, insonnia cronica, dermatiti, stanchezza inspiegabile. E troppe volte, nessuno ha mai indagato.


Come se il corpo fosse solo un effetto collaterale della sofferenza psichica.

Come se mente e corpo potessero ammalarsi da soli, senza parlarsi.


Quando il corpo non viene ascoltato


Molti pazienti con disturbi psichici vivono anni di sintomi fisici non diagnosticati o mal gestiti. Non è solo un problema clinico: è una ferita terapeutica profonda.

Un esempio? Una giovane donna con depressione resistente, che nessuno aveva mai indirizzato a fare un’ecografia: aveva un’intolleranza al glutine mai riconosciuta. Un uomo con disturbo bipolare, con livelli altissimi di infiammazione sistemica, sempre trattato solo con farmaci stabilizzanti dell’umore.

Questi casi, purtroppo, non sono eccezioni. Sono il risultato di un modello medico che ragiona a compartimenti stagni, dove il gastroenterologo guarda lo stomaco, lo psichiatra il cervello e il resto… resta fuori.


La scissione mente-corpo nella medicina moderna


Ci hanno insegnato — anche nella formazione clinica — a distinguere il corpo dalla mente. Ma quella separazione è artificiale, e spesso dannosa.

Non bisogna curare il corpo senza curare anche l’anima.Platone, in Charmide (citando il sapere ippocratico)

Nella medicina antica greca, il sintomo non era un nemico da sopprimere, ma un messaggero dell’intero. Ippocrate e Galeno vedevano la malattia come disarmonia dell’insieme, non come difetto di una parte. Il fegato non si ammalava da solo: si ammalava con il carattere, con la storia personale, con le emozioni.

E invece oggi? Oggi l’organo è separato dal suo contesto. La mente è separata dal corpo. Il paziente è separato dalla sua totalità.


I dati che parlano chiaro: la salute fisica nei pazienti psichiatrici


Numerosi studi mostrano che le persone con disturbi mentali gravi hanno una salute fisica drammaticamente trascurata:

  • Aderenza più bassa alle terapie per ipertensione, diabete, dislipidemie.

  • Screening oncologici saltati.

  • Visite specialistiche mai effettuate.

Uno studio del 2021 (Gigantesco et al., QUADIM Project) ha evidenziato che in Italia, solo una minoranza dei pazienti psichiatrici cronici riceve un adeguato monitoraggio per patologie organiche.

La metanalisi di Walker et al. (2015) ha stimato una riduzione dell’aspettativa di vita di 10-20 anni per le persone con disturbi mentali, non per suicidio, ma per malattie cardiovascolari, metaboliche e infettive non trattate.


Diagnostic overshadowing: quando la psiche offusca tutto il resto


In medicina si chiama “diagnostic overshadowing”: tutto viene letto come effetto del disturbo mentale. Se hai ansia e hai mal di stomaco… è solo ansia. Se hai un disturbo dell’umore e ti fa male il petto… è solo stress.

Questa ombra diagnostica rischia di negare l’ascolto del corpo. E tu lo sai bene: il corpo parla. Sempre.


Perché questa frattura è una ferita anche per chi cura


Come clinici, viviamo spesso una frustrazione silenziosa: quella di non poter curare l’interezza della persona. Io stessa, ogni giorno, porto con me la fatica di questa separazione forzata tra corpo e psiche. Una frattura che non è solo teorica, ma profondamente concreta e dolorosa.

Vedo pazienti a cui è stato ripetuto per anni che “è tutto nella testa”, mentre il loro intestino gridava attraverso una disbiosi mai indagata. Altri ancora che raccontano dolori diffusi, stanchezza cronica, insonnia, dismenorrea… e che sono stati liquidati come ipocondriaci, ansiosi, suggestionabili.

E invece oggi sappiamo che molte di queste “fissazioni psicosomatiche” erano vere patologie, solo inascoltate:

  • Endometriosi, per anni ridotta a “dolori mestruali esagerati”,

  • Fibromialgia, ancora oggi spesso minimizzata,

  • Sindrome da stanchezza cronica (ME/CFS),

  • POTS (Sindrome da tachicardia posturale),

  • Disturbi da ipersensibilità centrale,

  • e molte forme di neuroinfiammazione lieve associate a disturbi dell’umore.

Sono condizioni reali, biologiche, spesso interconnesse con la vulnerabilità psicologica ma non spiegabili solo con essa. Solo oggi iniziano ad avere dignità clinica, ma la strada è ancora lunga.

No, non è solo questione di microbiota — anche se lì c’è una parte importante di verità. È una questione di sguardo, di cultura, di linguaggio clinico. È il bisogno urgente di un cambio di paradigma.

Perché non si può curare la mente ignorando il corpo. E viceversa. E chi lavora con le persone lo sa: non possiamo più permetterci di separare ciò che in realtà è sempre stato unito.


Come rimediare?


Possiamo fare meglio. Anzi, dobbiamo.

Formare professionisti della salute mentale capaci di leggere anche i segnali corporei.

Collaborare con medici integrati, capaci di vedere oltre l’organo.

Educare i pazienti a portare in terapia anche i loro sintomi fisici.

Promuovere modelli di cura integrata: non mente o corpo, ma mente e corpo insieme.


Curare solo la psiche, ignorando il corpo, è una forma di abbandono terapeutico. Non lo dico con rabbia, ma con profondo dolore e senso di responsabilità.

“La salute è uno stato di armonia tra il corpo, l’anima e l’ambiente.”— Ippocrate


E questa armonia, oggi, va difesa anche nel nostro modo di curare.





Bibliografia

Walker ER, McGee RE, Druss BG. (2015). Mortality in mental disorders and global disease burden. JAMA Psychiatry.

Gigantesco A. et al. (2021). The QUADIM Project: quality of mental health care in Italian regions. Epidemiology and Psychiatric Sciences.

Thornicroft G. (2011). Physical health disparities and mental illness: the diagnostic overshadowing phenomenon. Lancet Psychiatry.

WHO (2018). Mental health and physical comorbidity.

Platone. Charmide.

Ippocrate. Corpus Hippocraticum.

Galeno. De temperamentis.




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